La Chiesa di San Giovanni a Villa
 La
chiesa e il convento di S. Giovanni Battista fanno da fondale al
largo di S. Giovanni, edificati, forse, nel 1246 su di un precedente
edificio di culto intitolato allo stesso santo e passato dai
Benedettini ai Francescani conventuali. Il complesso utilizza come sostruzione del lato meridionale il braccio nord del criptoportico
del periodo sillano.
Del primitivo impianto della chiesa dell'XI secolo non si
evidenziano tracce. Essa, di dimensione ridotte, dovette essere
ampliata nel XV secolo,
inglobando l'ala settentrionale del chiostro del convento. La fase
tardo-gotica è riconoscibile nell'area del presbiterio, nel cui
braccio destro è un vano con volta a crociera e un portalino
archiacuto sulla parete settentrionale esterna.
L'attuale aspetto della chiesa è il risultato del rifacimento
settecentesco. La facciata è divisa in due ordini sovrapposti
conclusi da un timpano triangolare. Nel primo, tra lesene delimitano
un finestrone ad arco ribassato. L'interno, con cantoria lignea
sopra il vano di entrata e due acquasantiere ai lati (del XVIII
secolo), presenta un'unica navata coperta da volta ribassata e
lunettata in corrispondenza delle finestre. Lungo di essa si
allineano tre cappelle per lato, con arco d'ingresso compreso tra
lesene e altari barocchi in stucco. Nella seconda cappella di destra
è una tela raffigurante San Giovanni Battista, opera di un pittore
del XVII secolo. Nella quarta del lato sinistro è la lastra del
sepolcro della famiglia De Martini. Il vano presbiteriale, di forma
rettangolare, separato dalla navata da una balaustra in marmo del
1715, ha cupola inserita in un tiburio ottagonale finestrato.
L'altare maggiore (1753), in marmi policroni, è stato smembrato ed
ha sul retro un "macchina decorativa" composta da colonne con
intagli dorati, con al centro un Crocifisso in legno sagomato della
prima metà del XV secolo.
Ignoto meridionale del sec. XV -
Crocefisso - tempera in tavola - sec. XV (prima metà)
 Quest'opera,
raffigurante il Christus Patiens, non costituisce un
caso isolato, ma si colloca nell'ambito di un gruppo di
croci, sagomate e dipinte del XV secolo, ispirate al
modello di origine fiorentina, adottato e diffuso da
Lorenzo Monaco tra Lazio e Campania. Questo partito
decorativo è presente nell'iniziale XV secolo a
Montecassino, ad opera di un pittore verosimilmente
laziale, che trasforma l'emotività fantasiosa di Lorenzo
in plasticismo mistico e dolente. Verso la prima metà
del Quattrocento questo linguaggio viene perfezionato da
una cultura proveniente da un'area (Lazio, Umbria,
Abruzzo e Campania) che usa una stessa linea figurativa,
una koinè in cui confluiscono anche contributi
marchigiani e iberici che provengono dalla Sicilia
aragonese (Scavizzi, 1967, p. 24).
Testimonianza di tale situazione è la Croce di Sessa
che, ancora legata ad un'iconografia trecentesca e alla
lezione di Roberto di Oderisio, rivela, come l'altra
identica nella Chiesa del Gesù di Nola, eseguita dallo
stesso autore, la stretta relazione del maestro campano
con il pittore degli affreschi della Cappella di San
Biagio a Piedimonte d'Alife e col patetismo dei pittori
abruzzesi e marchigiani suoi contemporanei (Scavizzi,
1967, p. 24).
L'opera è databile alla prima metà del XV secolo.
Sugli altari dei bracci laterali in stucco sono tele
datate 1714 di scuola solimenesca, raffiguranti
rispettivamente l'Andata al Calvario e la Deposizione di
Cristo. Sulla sinistra della facciata è il campanile
quattrocentesco a tre ordini, su cui si apre l'ingresso
al chiostro ed al convento. Il portale, proveniente da
S. Maria la Nova in Napoli, immette nell'androne, alla
cui sinistra è l'oratorio dell'Arciconfraternita del SS.
Crocifisso, "aggregata a quella di S. Marcello in Roma
fin dall'anno 1578" (De Masi) e munita di regio assenso
nel 7 aprile 1777.
Il chiostro porticato, a crociera su arcate, in parte
ogivali e in parte a tutto sesto su pilastri e colonne
con capitelli di spoglio, era affrescato un tempo con
immagini della vita di S. Antonio da Padova.
Nel braccio destro del transetto si conservano le statue
in cartapesta del Cristo nell'orto di Getsemani con l'Angelo
dell'Annuncio, il Cristo alla colonna, l'Ecce Homo, il
Cristo spossato sotto la Croce, che costituiscono il gruppo
della processione dei Misteri; esso, seguito dalla Bara del
Cristo morto e dalle Tre Marie, sfila, portato a spalla
dagli "incappucciati", la sera del Venerdì Santo per le vie
della città.
Testo tratto da
"Sessa Aurunca - un itinerario
storico-artistico" di A.M. Villucci - A.M. Romano (Caramanica
Editore - Marina di Minturno LT 1998) |  |
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