2 aprile 2021, Venerdì Santo: la porta della Chiesa di S. Giovanni a Villa resta chiusa ancora una volta.

Un anno di sospensione… e di lavoro intenso

di Pasquale Ago

Carissimi Confratelli,

ci ritroviamo dopo oltre un anno di sospensione forzata delle nostre attività, la più lunga ed assoluta della nostra storia recente. Sono stati mesi difficili in cui, però, contrariamente alle apparenze, il Consiglio ha continuato incessantemente a lavorare per il bene del nostro sodalizio. Un ente come il nostro, infatti, non svolge soltanto attività di culto ma intrattiene rapporti giuridici da cui scaturiscono responsabilità ed adempimenti.

Voglio elogiare i miei collaboratori consiglieri per aver continuato a lavorare nonostante il comprensibile scoramento che in alcuni momenti ci ha assalito ed il senso di disorientamento di fronte ad una emergenza senza precedenti. Questa tempesta chiamata “Covid-19” ci ha travolto quando avevamo appena mollato gli ormeggi ed eravamo ancora in fase di “rodaggio”. Non era, dunque, scontata una reazione come quella che c’è stata e per questo voglio ringraziarli, unitamente a tutti i confratelli e consorelle che a vario titolo hanno collaborato con noi in questi mesi.

A pochi giorni di distanza dall’ultima assemblea in presenza (febbraio 2020), quando la Quaresima era già iniziata e stava entrando nel vivo, la pandemia ha azzerato tutto. Non è stato facile per noi affrontare questa situazione, privi di qualsiasi riferimento o precedente cui ispirarci. Abbiamo cercato di assumere un atteggiamento “resiliente”, termine molto in voga in questo momento che indica la capacità di trarre il meglio dalle situazioni peggiori. Così è nata, ad esempio, l’idea di far registrare ai musicanti della nostra Banda (ai quali era stato già corrisposto un acconto) alcune delle nostre marce funebri, che l’anno prossimo contiamo di pubblicare anche al fine di recuperare gli acconti. Abbiamo rafforzato la nostra presenza online aprendo un canale YouTube e realizzando dei video che nella sola Settimana Santa 2020 hanno avuto più di 60.000 visualizzazioni. Abbiamo deciso di continuare con l’esposizione delle statue, pubblicando le fotografie per i fedeli, ed abbiamo apposto dei piccoli segni vicino alla porta della Chiesa durante la Settimana Santa.

Infine, abbiamo deciso di concentrarci sulla solidarietà con una raccolta fondi che ha avuto un successo insperato grazie alla vostra generosità.

 

Dopo Pasqua abbiamo dovuto affrontare un’altra grave emergenza. Nell’esporre i Misteri, ci eravamo accorti che le relative basi erano pesantemente infestate dai tarli. Nonostante le restrizioni, siamo subito corsi ai ripari, spostandole nel Chiostro ed eseguendo un urgente intervento di restauro e di sanificazione. Con l’occasione abbiamo anche sostituito i supporti delle sdanghe con dei fissaggi più leggeri, ma altrettanto sicuri. Abbiamo poi affrontato il rinnovo dei contratti dei nostri beni immobili, in scadenza dopo quasi 15 anni, riuscendo ad ottenere un sensibile incremento dei canoni. Con l’occasione, abbiamo adeguato i contratti alle più recenti disposizioni legislative. Ricordo anche il successo del percorso di incontri online organizzato tra aprile e giugno.

Dopo la pausa estiva, abbiamo dovuto affrontare un’altra emergenza nelle cappelle cimiteriali, dove sconosciuti avevano depositato rifiuti nelle tombe non occupate. Oltre a provvedere al relativo smaltimento, nel rispetto delle norme vigenti, abbiamo dovuto commissionare delle speciali coperture per le tombe vuote onde evitare che simili spiacevoli eventi abbiano a verificarsi di nuovo.

A fine 2020 abbiamo programmato ed iniziato un corso online per i nostri aspiranti e realizzato interessanti iniziative per il Natale, con un incontro formativo ed un concerto virtuale della nostra Corale. Un altro risultato conseguito nell’anno 2020 è stata la ripresa delle pubblicazioni del notiziario Il Confratello, ferme dal 2016.

In questi primi mesi del 2021 abbiamo ulteriormente rafforzato la nostra presenza sul web attivando un profilo Instagram ed avviando la revisione del nostro sito. Abbiamo creato il format “Agape, incontri sulla Quaresima e la Settimana Santa”, che ha avuto un grandissimo successo, con ospiti di rilievo.

Per ultimo ricordo la collaborazione con il nostro confratello onorario Ambrogio Sparagna, che ha pubblicato un volume (libro + CD) dal titolo “Miserere, i canti penitenziali dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso”, distribuito in tutta Italia con un evidente ritorno di immagine per il nostro sodalizio.

Un lavoro… resiliente

di Domenico Cresce

Il ciclo della vita spesso induce in situazioni di sofferenza. Mai, come in questo periodo, avremmo pensato di essere separati dagli affetti più cari, dalle consuetudini quotidiane e abituali, di essere limitati nelle libertà personali, di vivere privati della dignità del proprio lavoro, cedendo allo sconforto e pensando di non farcela, di non vedere mai la luce in fondo al tunnel.
Tuttavia, esiste nell’essere umano una capacità innata di affrontare le avversità e quindi di superarle: questa peculiarità si chiama resilienza… termine anche abbastanza inflazionato purtroppo! Ad onor di verità, nondimeno, non mi sovviene una indicazione migliore per connotare lo spirito di un autore che, con il suo lavoro, ci ha consentito di tornare a parlare di tradizioni e di Miserere, sollevando in parte quel velo di tristezza calato dalla sospensione dei nostri riti. Lo scorso mese di marzo, infatti, il Maestro Ambrogio Sparagna ci ha reso l’ennesima dimostrazione di amore nei confronti delle tradizioni della nostra amata Confraternita, con la pubblicazione del CD Book “Miserere” Ed. Finisterre.
Un viaggio di suoni e canti, nel tempo e nello spazio dell’umano, segnato dall’intimità del cuore, che ricompone volti e voci, odori e sapori, situazioni e condizioni esistenziali e che genera continuità di storia e di vita”.
L’opera, che integra registrazioni di una precedente antologia discografica pubblicata nel 2003, accende un focus introspettivo sui canti penitenziali della tradizione sessana e circoscrive “l’evento” come retaggio di un’intera comunità. Essa non è una semplice raccolta discografica, piuttosto realizza l’ambizioso e delicato disegno di descrivere l’anima di un popolo che trova riscatto e compattezza attraverso la preghiera comune, unico mezzo per rigenerare il cuore e rendere feconda la vita. Da questo punto di vista squisiti appaiono gli interventi del nostro pastore, S.E. Orazio Francesco Piazza, e dello stesso autore; parimenti lo scrittore Davide Rondoni, nel suo intervento, si sofferma su quello che definisce “uno spettacolo di fede” che non cede a logiche estetiche, ma che è simbolo della dignità di una preghiera che si eleva libera sotto il cielo e non sotto i riflettori. Un ulteriore elemento di originalità, nonché motivo di orgoglio per il nostro sodalizio, è rappresentato anche dalla esecuzione della marcia funebre “L’ultimo pensiero”, del maestro Zandonai, ad opera della Banda dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Essa, infatti, rappresenta un’anteprima di un progetto di prossima pubblicazione, teso alla rivalorizzazione dell’immenso patrimonio musicale bandistico della nostra città. Un’opera, quindi, densa di contenuti e sensazioni tangibili e non già un condensato commerciale… “così ci appare Sessa Aurunca, città del Miserere, città di misericordia e fraternità, regno di Davide: Gerusalemme della Campania”.

Il destino di San Giovanni a Villa

di Pasquale Ago

Gran parte delle nostre energie, in questo lungo periodo di sospensione, sono state destinate alle trattative con la Provincia del Sacro Cuore di Gesù dell’Ordine dei Frati Minori per il futuro della chiesa di San Giovanni a Villa e dell’annesso complesso conventuale.
Il consiglio d’amministrazione da me presieduto fin dall’inizio ha posto al primo punto del suo mandato la soluzione dell’annosa questione della chiesa di San Giovanni a Villa.
È evidente a tutti che la chiesa non può più attendere; è necessario procedere al più presto ad un organico intervento di restauro. Per farlo, però, è necessario prima chiarire i rapporti di proprietà ed in questo senso abbiamo avviato le trattative con l’ente proprietario nel solco di quanto già era stato fatto dalle precedenti Amministrazioni. Cercherò di riassumere i punti salienti di questa lunga trattativa.
Nell’assemblea del 7 giugno 2019 ebbi a chiarire a tutti i confratelli che il Padre Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori della Provincia del Sacro Cuore di Gesù, Padre Carlo D’Amodio, aveva proposto alla confraternita di prendere in comodato d’uso l’intero complesso. Fu all’uopo costituita una commissione interna, composta da tecnici e legali, per valutare la bontà e la fattibilità di tale proposta.
La commissione, divisa in due gruppi di lavoro, durante l’estate del 2019 assolse il suo compito, arrivando alla conclusione che la proposta non era accettabile, sia per la natura “precaria” del contratto proposto, sia per le cattive condizioni strutturali del complesso. In buona sostanza, accettando la proposta avremmo dovuto sobbarcarci ingentissimi costi senza alcuna garanzia. Per questo, nel mese di settembre del 2019 ci recammo a Napoli per proporre al Provinciale la donazione della Chiesa e dei locali da noi utilizzati quale sede. Tale proposta fu però respinta dall’Ordine nel mese di ottobre del 2019 e ci fu proposto l’acquisto dell’intero complesso ma ad un prezzo al di là delle nostre possibilità. A questo punto, sempre su consiglio della commissione tecnico-legale, il consiglio d’amministrazione ebbe a proporre la soluzione dell’usufrutto, forma contrattuale che offre maggiori garanzie rispetto al comodato. Anche questa proposta fu respinta dai monaci francescani che anzi per diversi mesi si resero del tutto irreperibili.
Cominciò a maturare nella nostra mente il sospetto che potessero avere iniziato trattative di vendita, anche perché notammo molti sopralluoghi da parte di forestieri ed assistemmo ad un parziale sgombero del convento da parte di altri monaci.
Nei primi mesi del 2020, poco prima dell’inizio della pandemia, avemmo la conferma di quanto temuto. Venimmo, infatti, a sapere che l’Ordine era in trattativa con una società napoletana che aveva intenzione di rilevare il complesso conventuale per realizzarvi una struttura residenziale per anziani.
Terminata la Pasqua, tentammo invano un approccio, ma i monaci continuarono a rendersi irreperibili per cui decidemmo di avviare, subito dopo l’estate, una campagna pubblica di sensibilizzazione per indurli a ragionare. Proprio quando eravamo sul punto di avviare questa campagna di sensibilizzazione, il nostro Vescovo ci contattò per dirci che era scoppiata una controversia con i monaci sulla titolarità della chiesa. I monaci, infatti, sostenendo di non esserne i proprietari ma soltanto i concessionari, in virtù di un atto di affidamento canonico di Mons. De Santa del 1933, volevano restituirla al Vescovo. Questa mossa, apparentemente incomprensibile, sottendeva in realtà un’abile manovra prodromica alla vendita del complesso conventuale, perché evidentemente il potenziale acquirente non aveva alcun interesse all’acquisto della chiesa.
Tra ottobre e novembre 2020 si ebbero diversi incontri tra il Provinciale ed il Vescovo, nei quali la nostra confraternita fu rappresentata dall’avv. Carlo Fusco, canonista, lo stesso avvocato scelto dalla Curia.

Dopo circa un mese e mezzo di incontri serrati, i monaci rinunciarono al loro proposito, anche perché la società che aveva deciso di comprare la proprietà del convento aveva rinunciato all’acquisto. Ad inizio dicembre, il Padre Provinciale tornò di nuovo all’attacco proponendoci l’acquisto della struttura. Dopo accurata valutazione decidemmo di proporre l’acquisto della parte bassa del Convento ovvero di tutti i locali del Chiostro. Ma anche questa proposta fu respinta dall’Ordine Francescano con la risposta: “o vendiamo tutto o chiudiamo tutto”!
Si chiusero, dunque, le trattative, mentre noi ci preparavamo già al peggio, ma all’improvviso si aprì uno spiraglio: venimmo a sapere che due imprenditori del nostro territorio avevano avviato trattative di acquisto con il Provinciale. Dopo aver avuto conferma di questa “voce”, li contattammo e li convincemmo a rinunciare all’acquisto di una parte del Convento per lasciarla a noi.
E non solo: li abbiamo anche convinti a lasciarci la contitolarità (e quindi il diritto d’uso) degli spazi comuni (chiostro con giardino ed ingressi) e ad esentarci da tutti i costi di rifacimento di tali spazi comuni, delle facciate e dei tetti del Convento.

Questi i fatti per come si sono svolti.

A che punto siamo oggi?
La vendita del Convento è ormai cosa fatta. A noi toccherà, oltre alla Chiesa ed alla nostra sede storica, l’oratorio del Terz’Ordine Francescano, l’immobile attualmente utilizzato dal gommista con il relativo deposito posteriore (dove fare uno spogliatoio per i confratelli) ed una porzione del convento al primo piano. In questa parte del Convento, sposteremo i nostri uffici e la sala riunioni del Consiglio ed avremo anche altri spazi (tra cui una cucina, tre stanze e due bagni), mentre nella nostra sede storica in una prima fase creeremo una sede di rappresentanza per le assemblee ed in secondo tempo un museo della Confraternita.
Tengo, però, a precisare, a scanso di equivoci, che i nostri acquisti saranno diretti ed autonomi e che condivideremo con gli altri acquirenti solo gli spazi comuni come in una sorta di Condominio.
Il complesso “Conventum”, così come prenderà nome dopo il restauro, non sarà snaturato ma solo fortemente valorizzato.

Agape: la Quaresima 2021 è sul web

di Angelo Palmieri

La Quaresima 2021 ci ha consegnato fin da subito l’impossibilità di riunirci per vivere le nostre tradizioni, al contrario dello scorso anno, quando era invece iniziata in quella “normalità” che oggi tanto desideriamo. Le “agapi” fraterne sono purtroppo un pallido ricordo, una speranza per tempi migliori. Ma l’agape, spesso confusa con la mera cena conviviale, è, nell’etimologia stessa del termine greco antico, uno spazio di relazione e condivisione, amore per il prossimo e accoglienza. Ecco allora che le norme sanitarie che siamo costretti a seguire, se da un lato hanno impedito quest’anno la relazione “fisica”, dall’altro hanno stimolato nuove forme di condivisione. Nascono così gli incontri online dal titolo AGAPE, incontri sulla Quaresima e la Settimana Santa, trasmessi sui nostri canali digitali nei venerdì di Quaresima. Uno spazio virtuale ideato da Pasquale Ago e Vincenzo Calenzo, che ho avuto il piacere di coordinare attraverso una piattaforma di live streaming e che ha visto la collaborazione di altri confratelli, tra cui Rosario Ago, Domenico Cresce e Giovanni Vellucci.
Sette gli appuntamenti trasmessi, ciascuno focalizzato su un argomento legato ai nostri riti, in cui il nostro priore ha accolto e riunito tanti ospiti che hanno approfondito i temi trattati con le loro conoscenze e ci hanno aperto le porte ad altre tradizioni, italiane e spagnole: tante occasioni di condivisione e di crescita culturale e sociale, per scoprire altre realtà ma anche per capire meglio la nostra. In questo senso, tra le tante e autorevoli voci ospitate, credo resti indimenticabile quella di Davide Rondoni nella puntata dedicata al “Miserere”, a cui hanno preso parte anche il vescovo Piazza e il nostro confratello onorario Ambrogio Sparagna. La frase di Rondoni «Non c’è società senza Miserere» è diventata una massima, una citazione da custodire e analizzare con cura, sintesi poetica perfetta del lungo periodo che stiamo vivendo, in cui la società diventa davvero unita solo quando è in grado di riconoscere la propria fragilità: in questa società, non può esserci vera salvezza se essa non parte da un’autentica richiesta di perdono.
Il format Agape ha riscosso pareri favorevoli sia dal pubblico che dagli ospiti che vi hanno partecipato, e potrebbe non essere stato un progetto-meteora, ma avere una nuova programmazione in futuro.

AGAPE, incontri sulla Quaresima e la Settimana Santa

ospiti delle singole puntate

1. La Quaresima: don Luciano Marotta (Ufficio Liturgico Diocesi di Sessa A.), prof. Pasquale Stanziale (saggista, docente di storia e filosofia), dott. Francesco Stanzione (priore emerito Arciconfraternita della Morte, Molfetta).

2. Le Confraternite fra religiosità ed impegno sociale: don Roberto Guttoriello (Vicario Generale e assistente Confraternite Diocesi Sessa A.), Gerardo Russo (vice-coordinatore per la Campania, Confeder. Confraternite d’Italia), Michele Russo (Servizio Confraternite Arcidiocesi Sorrento – Castellammare), Alessandra Cusano (Confr. Maria SS. Addolorata, Casale di Carinola), Franco Librace (S. Biagio, Sessa A.), Franco Mastroluca (SS. Rifugio, Sessa A.), Gaetano Sasso (SS. Concezione, Sessa A.), Umberto Valletta (SS. Rosario, Sessa A.).

3. L’Arte nella Settimana Santa, tra chiese secolari, Misteri e Pasos: Roberto Sasso (Polidoro Srl, collab. Uff. Beni Culturali Diocesi Sessa A.), Giovanni Cammareri (giornalista, autore di pubblicazioni sulle tradizioni in Sicilia), Antonio Varo (doc. di Letteratura Spagnola, confrade de la Misericordia di Cordova, autore di saggi sulle tradizioni in Spagna).

4. Il Miserere dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso di Sessa Aurunca: Mons. Orazio F. Piazza (vescovo Diocesi di Sessa A.), Ambrogio Sparagna (musicista ed etnomusicologo), Davide Rondoni (poeta, scrittore e drammaturgo).

5. L’Ufficio delle Tenebre e i canti penitenziali della Settimana Santa: Mons. Marco Frisina (biblista, compositore), Stefano Albarello (musicista, esperto musica antica), Candido Del Pizzo (musicista, resp. Coro Battenti di Minori), prof. Pasquale Stanziale (filosofo, saggista).

6. La Settimana Santa: prof. Carlos Lopez Bravo (docente universitario, saggista, esperto Semana Santa di Siviglia), Giovannangelo De Gennaro (musicista, esperto musica antica), Antonio Stenta (esperto Settimana Santa di Taranto).

7. La Settimana Santa sconosciuta: “dietro le quinte” della Settimana Santa di Sessa Aurunca, a cura di Pasquale Ago.

Per cento anni… (ma non così)

di Giovanni Vellucci

“Pe’ cient’ann”, in dialetto stretto locale, è una delle espressioni tipiche divenute ormai patrimonio cittadino. Entrata profondamente all’interno del tessuto sociale e tradizional-popolare della nostra città.
A tutti è capitato almeno una volta di trovarsi al termine di celebrazioni, cene, processioni o altre circostanze e di stringere la mano agli amici che si hanno accanto, pronunciando questa espressione per augurare di continuare a vivere quei momenti “per cento anni ancora”.
Anche nella nostra Cattedrale, al termine delle funzioni più sentite dalla popolazione, tutti attendono l’augurio da parte del Vescovo; quasi come se fosse una cosa che c’è bisogno di sentirsi dire. E puntuale arriva sempre da parte di Sua Eccellenza il celebre: “E come si dice qua… pe’ cient’ann”. E solo a quel punto la messa è veramente finita e si va via in pace.
Per noi Confratelli ormai è l’augurio classico al termine di tutti i nostri incontri, compresi i riti tradizionali della Quaresima e della Settimana Santa che ci vedono coinvolti.
Negli ultimi due anni, la pandemia ci ha portato via tanti di questi incontri e momenti insieme, costringendoci a vivere questi periodi dell’anno in modo diverso, rispettando una serie di regole e normative volte a contrastare la diffusione del virus. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato un anno senza le Processioni, senza poterci incontrare di persona, senza le Esposizioni dei Misteri dei venerdì di marzo, senza le Via Crucis delle domeniche di Quaresima, senza il Miserere. Figuriamoci due anni consecutivi vissuti così…
Quest’anno, nel rispetto delle normative anti contagio, c’è stata una piccola novità rispetto al 2020. In sostituzione delle Processioni Penitenziali dei primi tre giorni della Settimana Santa, che non è stato possibile svolgere, le sei Confraternite cittadine hanno avuto la possibilità di recarsi in Cattedrale, indossare l’abito confraternale e partecipare alla Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo.
E allora dopo un anno di stop totale si sono rivisti i colori delle confraternite di San Biagio, del SS. Rifugio, del SS. Crocifisso, della SS. Concezione, di S. Carlo Borromeo e del SS. Rosario.
Proprio al termine di queste Celebrazioni in Cattedrale, chi era presente ha potuto assistere a qualcosa di nuovo. Prima di tornare a casa i confratelli si sono salutati con il consueto augurio “pe’ cient’ann”… ma qualcuno l’ha modificato spontaneamente aggiungendo l’espressione: “…ma non così”.
“Ti auguro di vivere questi momenti insieme per cento anni ancora… ma non così”.
Provando a voler dare una spiegazione a questa piccola modifica si potrebbero immaginare ulteriori aggiunte, ad esempio “ma non così… soli”. Soli nel raggiungere la Cattedrale e non in processione come vuole la tradizione. Soli sulla sedia durante la Celebrazione, vestiti dell’abito confraternale indossato sul posto, con il cappuccio e la mascherina nera a nascondere tutte le espressioni del viso. Soli nei propri pensieri e nelle proprie paure legate alla pandemia, alla possibilità di essere a rischio di contagio. Soli nella preghiera al SS. Crocifisso che portiamo nel cuore e sul cuore, al quale sicuramente in questo periodo ci siamo rivolti più che mai, chiedendo protezione per noi stessi e per le nostre famiglie.

Oppure si potrebbe aggiungere “ma non così… lontani”. Lontani da tutta la ritualità tradizionale legata al periodo quaresimale, fatta di incontri, strette di mano, abbracci, momenti intensi vissuti stando a contatto e rafforzando i rapporti personali e comunitari.
Lontani dalle passeggiate notturne dei venerdì di marzo, quando il centro storico di Sessa si fonde con il canto dei numerosi trii del Miserere, formando un tutt’uno di suoni, emozioni, sensazioni, preghiera, comunione, tradizione popolare.
Lontani da quelle statue che portiamo in processione il Venerdì Santo, raffigurazione della nostra fede, statue a cui siamo legati da un sentimento di amore profondo, quasi impossibile da spiegare.
Statue che anche quest’anno abbiamo visto nei giorni di Venerdì e Sabato Santo, ma solo grazie ai numerosi video e documentari andati in onda sui canali telematici e sulle pagine dedicate.
Quest’anno, forse anche di più rispetto al 2020, si è sentita profondamente la mancanza di tutto quello a cui siamo più legati; in quel “ma non così” c’è un augurio sincero e profondo, una speranza viva che viene dall’intimo, la speranza che ci arriva dalla fede, che è caratteristica del nostro essere Cristiani. Ed è sicuramente la speranza di non vivere più questi momenti da soli e lontani.
Perché, diciamocelo sinceramente, in quell’abbraccio al termine della Processione dei Misteri, stanchi e con le spalle doloranti, dopo aver preso la tradizionale camelia, c’è tutto il senso profondo del nostro essere Con-fratelli… la gioia di potersi augurare reciprocamente: “Pe’ cient’ann”.

Distanza

di Luigi Izzo

Mai come in questi ultimi due anni si è vista una Settimana Santa così spenta a Sessa Aurunca, priva dei suoi suoni e della sua gente. Quel che non era avvenuto con la II Guerra Mondiale (salvo dei cambiamenti di orari per la processione del Venerdì Santo sera) si è avuto con l’attuale pandemia da coronavirus, a causa della quale l’intero Paese vive sotto emergenza dal 10 marzo 2020.
In fondo, era prevedibile. La Settimana Santa di Sessa Aurunca è caratterizzata da una partecipazione popolare che difficilmente si ritrova altrove e che dà luogo a una “liturgia” che vede nella cittadinanza e nelle Congreghe il suo punto focale.
Le Processioni sono normalmente svolte stando tutti accalcati, i canti escono da bocche che si trovano a poca distanza le une dalle altre, si sta insieme per ore.
Un simile scenario mai sarebbe stato compatibile con le restrizioni tipiche di una emergenza sanitaria. Ed è così, che nel 2020, non c’è stata nessuna Settimana Santa. Solo le messe in streaming su Facebook. Quest’anno, invece, si è tentato di tener vivo il fuoco delle tradizioni locali.
È per questo che si sono tenute, in luogo delle Processioni Penitenziali, delle messe. Ovviamente con la partecipazione di ogni singola Confraternita.
Ma queste erano, ovviamente, un pallidissimo surrogato di ciò che andavano a sostituire.
Si prenda, per esempio, la nostra Arciconfraternita. Vanta oltre 100 sodali, ma, un po’ per paura, un po’ per necessità, alla messa del Martedì Santo mattina sono stati presenti poco meno di 30 Confratelli. Oltre ai fedeli, s’intende.
Mancavano, per forza di cose, i più anziani tra noi, memoria storica della Congrega e per questo, a maggior ragione, da proteggere dai rischi di contagio.
Ugualmente erano assenti i giovanissimi, coloro che, il Martedì Santo mattina, precedono i Confratelli e gli aspiranti più maturi, aprendo la Processione insieme allo Stendardo.
All’ingresso hanno preso i nominativi dei presenti ai fini dell’eventuale tracciamento e hanno misurato la temperatura corporea, con due Confratelli a mo’ di “sentinelle” per assicurarsi che gli altri associati fossero dotati di mascherine e, nel caso, fornirle sul posto.

Le norme anti contagio sono state rispettate scrupolosamente, con mascherine (intonate agli abiti, quindi nere) sempre indossate, le sedie distanziate, il Benedictus e il Te Deum cantati senza togliere le protezioni. Un canto vigoroso come sempre, forse intonato con una punta di orgoglio in più quest’anno, ma distorto. Soffocato. Con le parole che si son confuse a causa delle protezioni indossate.
A precedere la Messa, in luogo della Processione, non solo il canto tradizionale ma anche la catechesi del Vescovo.
Laddove per anni vi è stata vicinanza e calore, questa volta si è avuta solo freddezza e distanza, temperata solamente da quei momenti in cui, con la massima prudenza, i Confratelli si sono aiutati a vicenda per indossare il cappuccio e la veste. Sono stati gli unici sprazzi di “normalità” in un periodo tutt’altro che normale, in cui, però, non mancava la contentezza da parte di molti di potersi comunque vedere nuovamente con la veste tradizionale.
Distanza… Questa è stata la parola chiave anche nelle foto a corredo di questo breve articolo.
Io son solito avvicinarmi alle persone e cercare riprenderle per intero con gli obiettivi panoramici durante i riti della Settimana Santa (ovviamente cercando di non dar fastidio). Quest’anno non ho potuto farlo, mi son dovuto tenere lontano e fotografare i Confratelli e i fedeli tutti insieme, riducendoli a (relativamente) piccole figure isolate nel vuoto di una Cattedrale Romanica asettica e silenziosa, sempre bellissima e sempre sotto l’occhio vigile della Patrona della nostra Diocesi, ma asettica e solo apparentemente, nelle foto, piena di gente. Per contro, ho usato più del solito l’obiettivo più “spinto”, per avere riprese “vicine” pur stando a distanza di sicurezza.
Se gli scorsi anni avevo dubbi su quali obiettivi portare, stavolta non ne ho avuto nessuno. Solo due ottiche sono state utilizzate, per tutta la durata di questa Settimana Santa. Mi son posizionato quasi sempre alla stessa sedia ogni giorno, muovendomi pochissimo.
Mi son tenuto a distanza. Però, sperando di potermi riavvicinare.

Storia recente della Confraternita (dalla ricostituzione ai giorni nostri) – parte 2

di Pasquale Ago

Il Primo mandato del Priore Vincenzo Ago
Durante il priorato “Cornelio” la Confraternita aveva ripreso “forma” dopo la lunga esperienza commissariale (iniziata nel 1966) con l’istituzione di un “calendario” annuale delle manifestazioni di culto che in aggiunta alle tradizionali funzioni quaresimali prevedeva l’obbligo per i confratelli di partecipare alle S. Messe del primo venerdì del mese, alla Messa sulla cappella Cimiteriale del 1 novembre ed alla“ripristinata” funzione dell’Ottavario dei Defunti (con la distribuzione del pane nero e del rosmarino). Ricordiamo anche la “ripresa” dal 1982 della Via Crucis nelle domeniche di Quaresima (istituita nel 1957 da Padre Rufino di Somma con i giovani della Gi.Fra.) che all’epoca veniva “cantata” dalla cantoria della Chiesa. Significative furono anche le prime esperienze di ritiri spirituali tenuti a Roccamonfina, presso il Santuario e Convento dei Lattani (proprio in occasione del ritiro del 19/20 ottobre 1984, alla presenza di S. Ecc.za Mons. Raffaele Nogaro, fu proposta dal confratello Antonio Loffredo la traslazione a Sessa dei resti mortali di S. Ecc.za Mons. Gaetano De Cicco). Insomma la Confraternita aveva di nuovo dei rituali e dei confratelli; ora era necessario riformare questi rituali e creare le giuste “infrastrutture” interne.
Il giorno 8/11/1984 fu eletta la nuova amministrazione guidata dal priore Vincenzo Ago, vicepriore Achille Maria Vellucci, segretario Alessandro Tommasino, cassiere Tonino Aurola ed assistente Giuseppe De Angelis. Un’amministrazione “giovane” (il più anziano dei componenti aveva 51 anni) scelta con il chiaro intento di intensificare l’opera “riformatrice” in corso, al fine di garantire un lungo e florido futuro ad una confraternita che era stata “riesumata” dall’oblio del periodo “commissariale”. La nuova amministrazione, dopo aver reso operativa la nuova sede messa a disposizione da Padre Ignazio de Cesare (nei locali ancora oggi in uso), convocò un’assemblea il 12/01/1985 in cui il nuovo priore tracciò il programma di mandato, per certi versi davvero rivoluzionario. Innanzitutto fu deciso di confezionare nuovi abiti (i vecchi, realizzati ad inizio ‘900, erano in condizioni a dir poco pietose) che ogni confratello avrebbe dovuto “acquistare” diventandone “proprietario” (in precedenza gli abiti erano di proprietà della Confraternita). Questa fu un’opera molto complessa perché fu necessario dapprima individuare i fornitori, poi il sarto che avrebbe dovuto realizzare l’opera; infine convincere i confratelli a procedere all’acquisto. Dopo una lunga e laboriosa ricerca, la stoffa fu acquistata presso la ditta Solaro di Ercolano, accuratamente selezionata per la sua capacità di resistere al fuoco ed ai lavaggi (i precedenti abiti erano “scoloriti” e pieni di buchi provocati dalle bruciature per i lapilli dei “carraciuni”). Gli stemmi ed i guanti furono commissionati alla ditta Serpone di Napoli, mentre i cingoli e le frange delle fasce alla ditta Alois di Briano. La manifattura fu invece affidata al confratello Giacomo Palmieri, sarto di professione, a seguito di una “gara di appalto” fra tutti i confratelli e consorelle che svolgevano quell’antico “mestiere”. Il costo complessivo di ogni abito fu stabilito in £ 81.000 ed i nuovi “sacchi” furono confezionati e consegnati in tempo utile per la Settimana Santa 1985. Sempre nella predetta assemblea, il Consiglio fece approvare un contributo di ben £ 4.000.000 da corrispondere al padre spirituale Padre Ignazio De Cesare per realizzare il nuovo impianto elettrico per la Chiesa di San Giovanni a Villa, che in quel periodo aveva subito un intervento di restauro resosi necessario per fronteggiare i gravi danni provocati dal sisma del novembre del 1980 e del maggio del 1984. Ed ancora il nuovo Consiglio manifestò la sua volontà di restaurare i Misteri, ristrutturare le Cappelle Cimiteriali ma soprattutto di riformare i riti della Settimana Santa, cosa che effettivamente avvenne già nel 1985. Quella Settimana Santa è impressa nella memoria di chi ha avuto la fortuna di viverla. L’Ufficio delle Tenebre fu letteralmente trasformato! Su esortazione di padre Ignazio e con la consulenza del Maestro dei Novizi Emilio Galletta fu deciso che i Confratelli indossassero l’abito (in precedenza i confratelli partecipavano in borghese, confusi fra i fedeli) e che prendessero posto nel transetto in due file contrapposte. Per creare lo spazio ai confratelli, i Misteri furono spostati dietro il nuovo altare facendo da cornice al Cristo Morto ed alle Tre Marie, che per la prima volta vennero esposti al centro, davanti all’altare. Grande attenzione fu anche riposta sulla scelta dei cantori (con varie sostituzioni), sulla relativa preparazione (con molte prove) e sulla “coreografia”. Una riforma “storica” che fu completata nel gennaio 1987 con la realizzazione di una nuova (e più grande) saetta e con la stampa del libretto dell’Ufficio delle Tenebre (curato da Emilio Galletta), con a margine la traduzione in italiano, ed arricchita dalla costante presenza di S. Ecc.za Mons. Raffaele Nogaro, che con le sue toccanti parole concludeva il rituale subito dopo il “terremoto”.

Lunedì in Albis 1985, Processione dei Santi Patroni

Anche la processione dei Misteri subì importanti trasformazioni, a cominciare dalla durata che fu innalzata a 5 ore (dalle 19 alle 24), mentre durante il periodo commissariale era di 4 ore; fu poi eliminata l’unica sosta ancora presente dinanzi al Duomo, furono predisposti dei turni per i portatori e fu istituita la “tassa portatori” per coprire i costi della banda musicale. Dopo poco più di un mese da questa prima Assemblea, il 23/02/1985 se ne svolse un’altra altrettanto “storica”, durante la quale furono ammessi al sodalizio ben 24 nuovi confratelli, votati uno per uno dai confratelli presenti. Un cambiamento epocale rispetto ad un passato in cui “era più facile fare il deputato che diventare confratello al Crocifisso”. Dopo quella straordinaria Settimana Santa del 1985, che colpì tutti per la compostezza e la dignità dei rituali e che segnò anche la ripresa delle attività confraternali delle altre confraternite cittadine, il Consiglio si concentrò sul reperimento di fondi per il restauro delle case coloniche di proprietà del sodalizio (pratiche terremoto) e sul recupero delle indennità spettanti dal Comune di Sessa Aurunca per l’esproprio del terreno dove oggi sorgono lo stadio “E. Prassino” e la piscina comunale. Altro obiettivo fu quello di individuare un tecnico qualificato cui affidare l’improcrastinabile restauro dei Misteri (l’ultimo discutibile intervento risaliva al 1957), già tentato, invano, durante l’Amministrazione “Cornelio”. Dopo accurata valutazione, fu scelto il Sig. Vincenzo Violone, sessano di origine emigrato in America, che decise di trascorrere a Sessa gli ultimi anni della sua vita ospite dei suoi parenti Fiordaliso. Il Sig. Violone aveva dato prova delle sue abilità nel restauro con vari interventi all’interno della Chiesa di San Giovanni e si rese disponibile a realizzare l’intervento per l’importo di £ 4.000.000, nettamente inferiore rispetto a tutti i preventivi in precedenza pervenuti. Il contratto fu stipulato il 18/12/1985 con l’obbligo di ultimare i lavori in tempo utile per la Quaresima 1986. Fu nominata una commissione di controllo composta, oltre che dai consiglieri, dai confratelli Antonino Cornelio, Leonida Di Tora, Emilio Galletta ed Antonio Varone. Il Violone portò a termine il suo lavoro nei tempi previsti, con viva soddisfazione di tutti, realizzando un intervento di consolidamento delle statue con un’innovativa tecnica che prevedeva iniezioni di vetroresina; realizzò anche il restauro delle aste del pallio (il telo era stato rifatto durante il Priorato Cornelio per l’importo di £ 1.150.000) e dello stendardo.
L’Amministrazione, per ringraziarlo del suo grande impegno e per la disponibilità dimostrata, lo insignì del titolo di confratello onorario e con le poche risorse avanzate restaurò anche la cappellina dove i Misteri vengono riposti durante l’anno per garantirne un’adeguata conservazione. Archiviato l’intervento sui Misteri e sulle altre suppellettili sacre, l’Amministrazione, dopo aver consolidato gli ottimi risultati nell’organizzazione dei rituali della Settimana Santa 1986, si concentrò sul recupero delle Cappelle Cimiteriali (con alcuni lavori di manutenzione e con l’individuazione di una persona per effettuare la pulizia ogni due settimane) e sulla predisposizione di un nuovo Regolamento Interno e per le Cappelle Cimiteriali. È opportuno chiarire che anche la precedente Amministrazione aveva dedicato molti sforzi a questo obiettivo, tanto che il 19/10/1984, a poche settimane dall’elezione dell’amministrazione “Ago”, l’Assemblea aveva costituito una commissione per tale scopo composta dai confratelli Alessandro Tommasino, Ferruccio Parrini, Antonio Pizza, Gianfranco Calenzo e Antonio Varone. La commissione predispose la bozza di Regolamento da sottoporre ai confratelli ma il primo mandato si concluse prima di iniziarne la discussione. La prima Amministrazione “Ago” fu prorogata di alcuni mesi per consentire l’organizzazione della Quaresima e della Settimana Santa 1987, laddove spiccano altre riforme significative fra cui l’istituzione dei “responsabili dei Misteri”, i turni redatti in base alle “presenze” ed il riallacciamento dei rapporti con l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso con sede in Roma nella Chiesa di San Marcello al Corso, che durante tale Quaresima organizzò una Via Crucis per le vie di Roma alla quale la nostra confraternita fu invitata a partecipare, suscitando il vivo interesse dei partecipanti. Il primo mandato del priore Ago si concluse il 22/05/1987 con un’elezione molto travagliata (di cui parleremo nel prossimo articolo). In conclusione possiamo dire che questa amministrazione oltre a consolidare i già importanti risultati ottenuti durante la gestione “Cornelio”, realizzò il più incisivo processo di riforma delle ritualità quaresimali e della Settimana Santa che costituiscono il nostro patrimonio più prezioso. Quest’amministrazione, infine, ha avuto anche il merito di creare la maggior parte delle “infrastrutture” interne che nel tempo hanno consentito al nostro sodalizio di raggiungere traguardi importanti.

Continua nel prossimo numero…

La confraternita in ritiro al Santuario dei Lattani di Roccamonfina, con Padre Ignazio De Cesare ed il vescovo Nogaro

Lieti Eventi

Il 22 marzo 2021 il nostro confratello Francesco Di Toro ha conseguito la Laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Caserta, discutendo una tesi in Storia moderna e contemporanea dal titolo Fascismo e totalitarismo nella storiografia di Emilio Gentile. Al nostro confratello “Chicco” ed ai suoi familiari giungano le più vive congratulazioni.

Il 23 marzo 2021 è nata Eleonora, figlia del nostro confratello e redattore Angelo Palmieri. Ad Angelo, alla sua gentile consorte Marida e a tutti i familiari giungano gli auguri più sinceri.