I RITI

Venerdì di marzo

esposizione dei Misteri e canto del Miserere

Il ciclo penitenziale della Pasqua è aperto dal Mercoledì delle Ceneri con la funzione religiosa in cui si sparge un pizzico di cenere sulla testa dei fedeli, con il monito: “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reventeris” (Ricorda, uomo, che polvere sei e polvere ritornerai). Il rito si tiene con una grande adesione popolare, e con la partecipazione dei congregati della Arciconfraternita del SS. Crocifisso, nella Cattedrale.

Ma il luogo simbolo della Quaresima, a Sessa Aurunca, è senza dubbio la Chiesa di San Giovanni a Villa. Essa assume grande importanza, svolgendosi tra le sue antiche mura i riti più suggestivi di tutto il calendario pasquale. In essa si svolgeranno, infatti, i Sermoni, che si terranno ogni venerdì di marzo con l’esposizione dei Misteri dolorosi, l’Ufficio delle Tenebre del Mercoledì Santo e da qui partirà la grande processione del Venerdì Santo. Ogni venerdì di marzo nella chiesa accorrono numerosi fedeli per partecipare alla funzione per l’esposizione dei Misteri, i gruppi plastici che comporranno il corteo della Processione del Venerdì Santo. La funzione, preceduta dalla recita del S. Rosario, comprende un Sermone del padre predicatore, dedicato al simbolismo del Mistero esposto quella sera e alla liturgia del giorno e si chiude con il Canto delle dieci strofe del Miserere, con il suggestivo accompagnamento di un antico harmonium. Al termine del canto i fedeli si avvicinano alle statue per le preghiere.

Dopo il rito religioso, i confratelli usano riunirsi in una casa amica oppure nei locali del convento, per consumare una cena di magro basata sulle pietanze tipiche della quaresima aurunca (baccalà fritto, pizza napoletana, scagliuozzi, olive, tonno, formaggio piccante, alici, mandarini e finocchi, il tutto innaffiato da buon vino Falerno). Queste agapi fraterne servono per rinsaldare i rapporti di appartenenza, per discutere dell’organizzazione delle funzioni quaresimali e della Settimana Santa e per rinnovare una tradizione vecchia, ormai, di secoli. Nel corso della cena si usa cantare alcune strofe del Miserere, del Benedictus e si riproducono “a voce” le più belle marce funebri delle processioni del Venerdì e Sabato Santo. È davvero emozionante assistere a queste esecuzioni, quando i confratelli sembrano trasformarsi in una vera e propria banda con tanto di maestro e strumenti vari. Al termine della cena del Miserere – così vengono tradizionalmente definite dalla cittadinanza – i confratelli si riversano nelle strade del centro storico per ripercorrere il tragitto della processione del Venerdì Santo e fermandosi, di tanto in tanto, in qualche artistico portone o sotto qualche bifora, per eseguire una strofa del Miserere e testimoniare alla città assopita che la Pasqua è ormai vicina.