Ogni Venerdì di Marzo, durante la funzione per la esposizione dei Misteri, nella Chiesa di S. Giovanni a Villa, e più tardi, nella notte, lungo le strade deserte del centro storico, infine il Venerdì Santo durante lo snodarsi della Processione dei Misteri, un canto struggente e drammatico, affascinante e misterioso, fa da arcaico richiamo alla preghiera ed alla penitenza.
È il canto del Miserere, una composizione musicale e polifonica di tradizione orale, eseguita a tre voci, sui versi del Salmo 50 di Davide. I cantori, stringendosi l’un l’altro ed affiancando le teste, danno vita ad un dolce suono come di organo, che coinvolge chiunque lo ascolti. Il suo lamento, che richiama nenie arabe o andaluse, commuove con la forte carica di emotività e mette nell’animo una vaga inquietudine ed un rapimento che trascina lontano dalla realtà.
L’effetto è assai suggestivo perché le voci sembrano prima fondersi in una sola per poi dividersi in tre e quindi rimescolarsi per diventare nuovamente forti e possenti. Per arrivare ad una tale perfezione esecutiva si richiede ai tre esecutori un affiatamento eccezionale, una preparazione ed una maturazione che si affina in anni di studio dedicato all’impostazione del tono, alla modulazione ed alla dominanza della interpretazione.